La liquirizia di Calabria DOP e la fabbrica Amarelli

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Novembre 2022
Anna

Sulle coste ioniche della Calabria nasce spontanea e copiosa da secoli una pianta che sfrutta le particolari condizioni del clima e del terreno per generare un prodotto dalle qualità eccellenti, una radice balsamica dal sapore dolce, intenso ed aromatico: stiamo parlando della liquirizia, che si estrae sul litorale ionico cosentino fin dal 1500. È qui che viene prodotto l’80% circa del totale nazionale di liquirizia. Questo ha portato al riconoscimento da parte dell’Unione Europea del marchio DOP alla liquirizia calabrese.Liquirizia Calabria DOP - Radici di liquirizia

Origini dell'azienda Amarelli nella produzione della liquirizia di Calabria

Usata nell’industria farmaceutica, in quella dolciaria, liquoriera e nella concia dei tabacchi, la “Glychirrhiza Glabra”, nome scientifico della pianta che significa “radice dolce”, è anche in grado di migliorare le condizioni di fertilità del terreno e può essere raccolta tutto l’anno. Questo ha fatto della liquirizia, da sempre, un prodotto molto prezioso. In questo contesto si è fatta strada la storia della famiglia Amarelli di Rossano, ricchi proprietari terrieri e baroni che lavorando la liquirizia riuscivano a sfruttare i fondi agricoli nei periodi di riposo dei terreni dovuti alla rotazione delle altre colture ed allo stesso tempo ad impiegare la manodopera bracciantile. È una storia fatta di passione, cultura e tradizione.
La commercializzazione della liquirizia da parte di questa famiglia risale probabilmente già al 1500 ma è solo nel 1731 che sorge un primo impianto proto-industriale, detto “concio”, per l’estrazione del succo delle radici. Da allora la famiglia ha affrontato 3 secoli di costanti e radicali trasformazioni, undici generazioni si sono susseguite nella gestione dell’azienda e solo la passione, lo studio ed un forte approccio innovativo hanno reso possibile questa longevità. Per esempio, quando negli anni ’30 del Novecento tutta l’industria cosentina di liquirizia accusò segni di declino a causa dei bassi investimenti e della forte concorrenza estera, come nel caso del colosso americano Mac Andrews and Forbes che trasformava negli Stati Uniti la materia prima acquistata in Calabria, la fabbrica Amarelli fu l’unica ad avviare una prima meccanizzazione e modernizzazione dei processi di produzione. È in questi anni che la lavorazione della liquirizia diventa un vero e proprio processo industriale, la vendita si estende oltre che nel Nord Italia dove verranno aperti uffici a Torino, Milano e Trieste, anche in Inghilterra, Belgio e Francia.
In questi anni la concorrenza spinge Giuseppe Amarelli, succeduto al padre insieme ai suoi due fratelli nel 1924, a diversificare ed ampliare la gamma di prodotti e nasce il primo surrogato di liquirizia (cioè con aggiunta di amidi) che entra nel mercato con il marchio di Lealmair, anagramma di Amarelli. Questo nuovo prodotto consente di sostenere il fatturato aziendale senza minare al prestigio del nome di famiglia che resta legato all’idea di un prodotto puro. Ma l’impegno di Giuseppe Amarelli è totale e punta al perfezionamento del ciclo di produzione: nel corso di tutta la prima metà del ‘900 impianta estrusori meccanici per filare la pasta di liquirizia, compito che fino ad allora era svolto da quasi 50 lavoratori; installa nuove caldaie a vapore per aumentare la produzione di estratto; negli anni ’60 progetta personalmente un nuovo sistema di estrazione a vapore e commissiona i prototipi per la realizzazione delle macchine; negli anni ’70 commissiona un sistema computerizzato a schede perforate per il comando del ciclo di cottura; negli anni ‘80 arrivano i primi computer negli uffici e nel ’96, a solo un anno dalla liberalizzazione di internet, il sito web aziendale è già on line. La notorietà internazionale del marchio è ormai consolidata: già negli anni Ottanta Amarelli esporta in tutta Europa, in Australia, Canada e Stati Uniti.

Liquirizia Calabria DOP - Museo AmarelliLa lavorazione della Liquirizia di Calabria oggi

L’impronta data oggi alla produzione è quella del recupero della ricetta antica e del metodo artigianale e naturale evitando l’utilizzo di semilavorati offerti a prezzi migliori dalle multinazionali dolciarie. Sebbene i processi vengano controllati elettronicamente e quindi velocizzati, c’è sempre il tocco finale e l’occhio vigile del “maestro liquiriziaio” che valuta personalmente il grado di solidificazione del prodotto.
Il risultato è una liquirizia di altissima qualità, senza additivi o edulcoranti, totalmente naturale. Un prodotto, insomma, unico nel suo genere.
Per raccontare il percorso
di questa famiglia, aziendale e non, nel 2001 è stato aperto al pubblico, nell’antico palazzo sede dell’azienda, il Museo della liquirizia “Giorgio Amarelli” dove grazie a delle visite guidate è possibile scoprire la storia nel dettaglio grazie ad antichi archivi, documenti, foto ed abiti d’epoca, attrezzi agricoli, ma anche approfondire la conoscenza dei processi di lavorazione della liquirizia, vedere gli antichi cuocitori, i sistemi moderni di estrazione, le trafile in bronzo per dare forma alle piccole pepite di oro nero, lucido e brillante.
Qui è possibile vedere l’intera gamma di prodotti che ormai spazia tantissimo: dai bastoncini di radice fresca o secca alle caramelle pure o aromatizzate: come non citare le pepite, gli assabesi, i sassolini, le liquirizie con menta e anice, le gommose agli agrumi o alla violetta, i confettini. Venduti nelle classiche scatolette in metallo che riproducono le etichette antiche riscoperte negli archivi della casa, sono delle godurie in grado di sorprendere adulti e bambini. Si trovano inoltre nello shop anche altri prodotti come gelato, biscotti, liquori, pasta, cioccolato e finanche sapone, bagnoschiuma e dentifricio, tutto prodotto a partire dalla preziosissima liquirizia.

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