Il tratto di costa che va da Paola, paese natale di San Francesco, a Pizzo calabro, punto di inizio della Costa degli Dei, viene chiamato Riviera degli Oleandri e, naturalmente, deve il nome alla presenza in grande quantità sul territorio di queste piante bianco e glicine che colorano tutta la costa. D’ altro canto, questo litorale può essere definito anche “la Riviera dei Borghi”, poiché andando da Paola ad Amantea, sulle colline a spalle della costa, si incontrano una serie di antichi borghi caratteristici e suggestivi, affacciati sul mare e dal fascino particolare: San Lucido, Fiumefreddo, Longobardi, Belmonte.
Paola ed Amantea sono i due centri più grandi ed anche quelli con una conformazione fisica particolare: il nucleo abitativo originario si trova nella parte bassa della collina ed il centro urbano moderno si è sviluppato a partire da qui ed arrivando fino al mare. Si tratta, quindi, di località che coniugano il fascino di un centro storico grande e ben conservato, inserito alle pendici dell’appennino costiero, con l’attrattiva di un ampio litorale sabbioso, che alterna spiaggia libera a lidi ben attrezzati.
Paola, città di San Francesco
Paola è nota innanzitutto per il Santuario di San Francesco, patrono della Calabria e protettore della gente di mare, infatti sono molto caratteristiche e partecipate le processioni del 3 e del 4 maggio, i giorni della festa del santo patrono. La prima si svolge via mare, con delle barche che portano il sacro mantello a benedire le acque, percorrendo il tratto marino da Cetraro a Paola; mentre la seconda vede il busto del Santo arrivare sulle rive del mare per poi rientrare nella città, attraverso l’antica porta di accesso, chiamata oggi “l’arco di San Francesco” e dare il suo saluto e la sua benedizione a tutti i cittadini. Il Santuario è collegato al centro storico, da cui dista solo pochi chilometri ed è un luogo che emana un forte fascino spirituale, nei luoghi degli antichi romitori e lungo la via dei miracoli, fino alla grotta della penitenza, dove il santo visse ben 5 anni in eremitaggio. Il culto di San Francesco di Paola (seguace di San Francesco di Assisi) è sentito in tutto il mondo e ovunque sorgono chiese e santuari a lui dedicati.
Numerose sono le Chiese ed i Palazzi antichi attenzionati dalle Belle Arti, che si incontrano passeggiando per i vicoli del borgo, particolarmente degni di nota sono senz’altro: il convento del Sant’Agostino, che oggi è occupato dagli uffici comunali ma rappresenta un patrimonio architettonico del 1500, soprattutto nella parte del chiostro e della Chiesa, che sono accessibili al pubblico e sede di eventi e manifestazioni. Il Duomo, di epoca normanna, ma ricostruito in stile gotico, con una grande scalinata di accesso che conduce al battistero ed al portale, molto panoramico e particolarmente suggestivo durante la processione di Pasqua della “Madonna nera”. Palazzo Stillo, dimora storica aderente all ADSI (Associazione Dimore Storiche Italiane), oggi sede del MUBI, museo storico-documentale e di arte sacra, con annessa Biblioteca multidisciplinare, che ospita numerosi eventi di carattere culturale e artistico-musicale. Palazzo Scorza, che oggi ospita la Biblioteca comunale, a spalle della Chiesa di Montevergine in stile barocco, affacciata su Piazza del Popolo.
Qui è il cuore del centro storico di Paola, costituito dalle vie Valitutti e Garibaldi che si incontrano nella piazza con al centro la fontana del 1600 in pietra arenaria e la torre dell’orologio (funzionante) creando un angolo di arte, storia, architettura, che colpisce dritto al cuore, soprattutto nelle serate estive, quando la piazza si anima di luci, musica e colori. L’accesso alla piazza è dato dall’arco di San Francesco, antica porta d’accesso alla città, edificata nel 1500 ed ormai simbolo stesso della località. Degna di nota anche la “scalinata del mare”, realizzata nel 1500 in tufo, con ciottoli di fiume (detti in paolano ‘silicata’) alternati a lastroni di pietra di San Lucido, che collegava il borgo con il quartiere dei pescatori nella marina. Una visita merita anche la Badia, nelle immediate vicinanze del centro, un antico complesso normanno dalla cui sommità si gode un panorama mozzafiato e che oggi ospita un centro polifunzionale e multiculturale. Ultima, ma non per importanza, la Chiesa di Sotterra, un ipogeo scoperto per caso nel 1876, che conserva al suo interno tre cicli di pitture cristiane, tra le più antiche rinvenute in Italia.
San Lucido, una rotonda sul mare
Lasciando Paola alle spalle e proseguendo sulla litoranea in direzione sud, l’occhio viene rapito dall’immagine del borgo di San Lucido, che si staglia all’orizzonte come una meravigliosa “rotonda sul mare”. Il borgo è situato, infatti, a 56 metri sul livello del mare, aggrappato ad uno sperone di roccia da cui riesce a dominare la spiaggia ed appare quasi come una torta, una mezzaluna, sospesa tra cielo e mare.
Il Lungomare Alto di San Lucido è un’opera particolarissima, costruito in sospensione nell'area antistante il centro storico, nel tratto compreso tra U Gafiu e il Castello Ruffo e viene definito, appunto “la Panoramica”, poiché offre alla vista uno spettacolo suggestivo, dato dall’incontro del verde dei monti della catena costiera con il blu del mare, che va dal golfo di Policastro all’Etna in Sicilia. Un punto panoramico è la piccola piazza a forma circolare del “Miramare”, dove si trova la statua di Cilla, la cui figura è avvolta nella leggenda, legata al mare ed alla dura vita dei pescatori, che è stata l’anima del borgo di San Lucido fino all’epoca moderna. Si narra che la giovane Cilla si sia buttata in mare proprio dallo scoglio del Miramare nel disperato tentativo di raggiungere il marito ed il figlio dispersi durante la battuta di pesca.
Il centro storico, con la sua pianta a forma di stella, il suo susseguirsi di vicoli (vineddre realizzate con sassi di mare), scale e larghi, è uno scrigno di tesori architettonici. Una passeggiata, soprattutto nel periodo estivo, quando il piccolo borgo si anima di vita, fatta di suoni, luci, colori, manifestazioni ed eventi, ci condurrà alla scoperta di maestosi ed antichi palazzi signorili che, pur essendo in parte disabitati, regalano visioni tali da lasciare a bocca aperta chiunque sappia riconoscere la vera bellezza. Da segnalare il settecentesco palazzo Manes, l’ottocentesco palazzo Zagarese, palazzo Cavallo, palazzo Giuliani e i resti del castello Ruffo, ma moltissimi sono gli scorci e le visioni che si apriranno ai vostri occhi, durante la passeggiata: due scalinate spettacolari, la Reddra e la Silica, la prima interamente affacciata sul mare, la seconda, nel cuore del borgo, conduce alla chiesa di San Leonardo. Corso Umberto I, costruito in sassi di mare che termina in piazza del Monumento. U Gafiu, antica struttura, tra le poche rimaste dell'antica Rocca Nicetina. La chiesa di S. Giovanni Battista (patrono del borgo) e la chiesa dell’Annunziata sono gli edifici di culto principali, ma sicuramente la più interessante è la Chiesa della Pietà, la più antica, di modeste dimensioni, incastonata tra due edifici, in una zona vissuta del centro storico; la sua facciata sobria sormontata da un piccolo campanile, trasmette un’immagine suggestiva di un antico passato.
Fiumefreddo Bruzio, uno tra i borghi più belli d’Italia
Oltrepassato San Lucido, bisogna volgere lo sguardo verso la catena costiera che si snoda parallelamente al mare, per scorgere il borgo medioevale di Fiumefreddo Bruzio che sorveglia la costa sottostante dallo strapiombo su cui è arroccato, con la fierezza di un antico custode e la memoria di un tempo in cui le incursioni saracene costrinsero gli abitanti ad arretrare e edificare su alture dotate di una difesa naturale. Fiumefreddo bruzio è stato inserito nel circuito dei Borghi più belli d’Italia, entrarci significa trovarsi in un tempo passato, dove tutto è rimasto uguale, anche troppo, poiché ancora molto andrebbe restaurato e recuperato e, tuttavia, passeggiare in questo stupendo borgo ci regala meravigliosi scorci medioevali, bellezze architettoniche uniche e un panorama che scalda il cuore. Il borgo è rimasto racchiuso tra le sue mura, vi si accede dalla Porta merlata che si apre su piazza del Popolo, delimitata dalla Chiesa Matrice di San Michele Arcangelo, da Palazzo Gaudosi e dal Palazzo del Barone Del Bianco e da cui partono i viottoli in pietra viva che conducono ai ruderi del Castello, edificato esattamente sullo strapiombo. Recuperato in parte, le sue sale ospitano varie mostre nel corso dell’anno e sono state affrescate da dipinti di Salvatore Fiume, che visitò il luogo attratto solo dalla curiosità per la similitudine con il proprio cognome e ne rimase talmente affascinato da volerlo arricchire ulteriormente, donandogli, nel corso di venti anni, sculture e pitture con una potenza figurativa e una vitalità cromatica che lascia ancora oggi molto colpiti. Durante l’estate del 1975 Fiume dipinse tredici pareti fra quelle interne ed esterne, con due storie di vita medioevale e una che raccontava la vicenda di una bellissima schiava calabrese imprigionata dai Turchi. Col passare del tempo le intemperie hanno distrutto quasi completamente gli affreschi del Castello e nell’estate del 1996, all’età di 81 anni, Fiume ridipinse gran parte delle pareti interne. Nel 1976, invece, Fiume dipinse i miracoli di San Rocco (patrono del borgo) dentro la cupola della chiesetta ad esso dedicata, costruita a pianta esagonale sulla cinta muraria sulla rupe, nei pressi della Porta di mare. Le due piazzette più panoramiche del borgo ospitano, invece, due sculture dell’artista: sulla terrazza panoramica di Largo Rupe troviamo “Il medaglione della fortuna”, inteso proprio come la dea, raffigurata a cavalcioni di una cornucopia grondante monete preziose, un vero e proprio augurio di serenità e prosperità. “La ragazza del surf” è posizionata sul Largo Torretta, una meravigliosa terrazza sull’orizzonte, e sembra volersi tuffare dall’alto della rupe verso il mare, un’opera molto dibattuta e controversa per il modo in cui la surfista è raffigurata, una figura quasi boteriana. Largo Torretta, con la chiesa di San Francesco di Paola e l’attiguo Convento dei Minimi, oggi sede del Comune, è il cuore di Fiumefreddo, ma numerosi sono i Palazzi signorili e le Chiese che ancora si incontrano nella passeggiata per le strade del borgo: la chiesa dell’Addolorata (XI sec.), il seicentesco palazzo Mazzarone, la chiesa di Santa Chiara, datata 1552, Largo dei Follari, antica sede di filande, dove si trova palazzo Santanna, palazzo Pitellia, con cortile interno di scuola romana del XVIII sec. e palazzo Castiglione-Morelli del sec. XVI.
Longobardi, il borgo “della santità” e della “violetta”
Poco distante da Fiumefreddo, ancora più in alto, ecco apparire Longobardi, la cui denominazione è dovuta al fatto che, in epoca medievale, questo luogo costituiva il confine tra il ducato longobardo di Benevento ed i possedimenti bizantini nel Sud Italia. Longobardi è definito anche “il borgo della santità” poiché annovera tra i suoi concittadini ben tre figure di santi: la Serva di Dio Arcangela Filippelli, la Venerabile Elisa Miceli e San Nicola Saggio, cuoco, dispensiere, ortolano e oblato dei Minimi di San Francesco di Paola. Il percorso che dal mare conduce alla casa Natale di san Nicola Saggio è immerso nella natura incontaminata con sorprendenti cascate naturali, meraviglia che in Calabria è nascosta un po' ovunque. Il centro storico è fatto di vicoli, chiese, palazzi e piazzette, nonché di scorci panoramici di tale bellezza da suggerire di avere sempre a portata di mano la macchina fotografica. Al centro del borgo si trova una caratteristica piazzetta fatta a più livelli, alla cui sommità una targa recita “l’amministrazione comunale ai giovani”. Viene chiamata la piazzetta bianca ed il suo perimetro è delimitato dalle mura di antiche case che un tempo sorgevano qui, nella stagione estiva è sede di numerose iniziative per i più e i meno giovani, da concerti a spettacoli teatrali, mentre tutto l’anno si possono ammirare i suoi murales, ovvero dipinti raffiguranti diversi mestieri, come il maniscalco, il fabbro, il vasaio, o raffiguranti oggetti della vita quotidiana degli abitanti del luogo. In piazza San Francesco è stato recuperato e reso fruibile il Teatro comunale, sito nell’immobile collegato alla chiesa Matrice; mentre in un Palazzo del XX secolo è nata la Casa della Cultura, che ospita la Biblioteca, una sala congressi, una sala computer e il Museo della Civiltà contadina. Longobardi sta conducendo la sua battaglia contro lo spopolamento del centro storico puntando sulle sue eccellenze enogastronomiche, prima tra tutti la “violetta di longobardi”, melanzana conosciuta addirittura in Giappone, insignita del marchio DeCo e diventata il simbolo della rinascita del borgo, capace di richiamare ogni anno gastro-turisti da ogni parte d’Italia. A questo prodotto si deve la vita stessa del borgo di Longobardi, le sue origini risalgono alla fine del VI secolo, una melanzana di colore violetto, dolcissima, compatta e poco acquosa, con pochi semi e che presenta una buccia molto liscia e sottile: “La sua finezza la porta ad essere l’ideale per la cucina, la conservazione e la canditura, ottima per la ristorazione e la pasticceria di qualità.” La riscoperta, il recupero e la promozione della violetta di Longobardi si deve a Francesco Saliceti che gestisce la Degusteria Magnatum, sita proprio nel cuore del centro storico, un’antica bottega di paese datata 1869 che nel corso del tempo è diventata manifattura, poi locanda, bar dello sport e infine un bistrot che richiama gastro-turisti da ogni parte d’Italia. Qui, oltre a provare l’unicità di un menù preparato con la violetta dall’antipasto al dolce, si può respirare la vera Calabria, acquistare prodotti difficili da trovare ed apprezzare le ricette tipiche ed i prodotti peculiari di tutta la Calabria. La loro intraprendenza ha anche dato vita anche al “Giardino di San Nicola”, con un forno comunitario o turnario, che viene anche messo a disposizione delle scuole per scopi didattici ed un orto-giardino realizzato in una dimora storica del 1700, palazzo Miceli.
Belmonte Calabro e il suo famoso pomodoro rosa
L’ultimo borgo medioevale che ammira l’orizzonte dall’altro della collina è Belmonte calabro, con la particolarissima forma di una prua di nave protesa verso il mare. Sviluppatosi intorno ad una fortezza militare di cui restano visibili parte delle mura, anche qui è un labirinto di stradine che conducono a ruderi monumentali e punti panoramici da dove si aprono ampi scorci panoramici, antichi edifici e luoghi di interesse splendidamente conservati, dimore storiche come Palazzo Ravaschieri della Torre e Palazzo del Rivellino e numerose chiese. Fortunatamente negli ultimi anni alcuni imprenditori privati hanno dato vita ad un progetto di ‘albergo diffuso’, contribuendo al recupero di una buona parte del borgo con notevole successo e riscuotendo interesse da parte di turisti italiani ed internazionali. Le casette sono state ristrutturate totalmente con materiali ecologici ed eco compatibili, vicoli, piazze ed edifici sono stati riportati al loro antico splendore, è rinata l’antica bottega (a putiga), l’angolo dei pescatori, l’osteria. L’eccezionale risultato del loro impegno ha donato al centro storico una bellezza strabiliante e regala ai visitatori l’esperienza di sentirsi “abitanti del borgo”. Belmonte è rinomata per la produzione del “pomodoro rosa di Belmonte” e per la lavorazione dei fichi.
Amantea, un borgo protetto dalla roccia
Subito dopo Belmonte arriviamo ad Amantea, ultimo centro della Riviera dei Borghi. La sua struttura è simile a quella di Paola, il nucleo originario si trova nella parte bassa della collina, non lontano dalla spiaggia e la parte moderna lo congiunge direttamente alla zona del lungomare, realizzando un unico abitato. Amantea è un centro molto vivace e commerciale, ma, arrivandovi al crepuscolo, la prima immagine che risalta è quella del borgo protetto dalla collina rocciosa, sovrastato dai ruderi del castello disseminati lungo la collina e illuminato dai lampioncini gialli e sembra di ammirare un presepe artistico artigianale, uno spettacolo altamente suggestivo. Sebbene la sua storia sia iniziata con i Bizantini, fu più volte invasa dagli arabi, da cui forse deriva il suo nome, al-Mantiya oppure al Mantiah, anche se oggi la sola traccia rimasta della cultura islamica è la stele funeraria araba dell’XI secolo conservata nell’ex convento delle Clarisse. La particolarità del borgo di Amantea è che sorge sopra una grotta naturale, un antro immenso che, nella parte nord si apre su di un parco verde che consente di poterla ammirare in tutta la sua bellezza. Una volta vi approdavano le navi mercantili ed al suo interno vi sono dei passaggi segreti che conducono direttamente dentro le mura dell’antica città fortificata di Amantea, fungendo così da via da accesso segreta alla città. La piazzetta della Calavecchia – a pochi metri dalla centralissima piazza Commercio – è una specie di porta d’ingresso al centro storico, la strada è leggermente in salita, ma vale la pena passeggiare tra antichi palazzi signorili per raggiungere corso Umberto e l’antichissima via Cavour che porta nel cuore del borgo antico. Non dimentichiamo che Amantea una forte tradizione marinara e quindi un posto da vedere assolutamente è la Chianura (Pianura), il vecchio quartiere dei pescatori, affascinante.
Attività da fare nella Costa degli Oleandri
Questo tratto di costa presenta in prevalenza spiagge ampie e sabbiose con ghiaia sulla battigia, con lidi ben attrezzati che si alternano a spiagge libere, ma ci sono anche dei punti interessanti per gli amanti della vita subacquea, come la scogliera di Coreca, a 3 Km da Amantea, composta da un grande scoglio ormai fuori dall'acqua, chiamato Scoglio di Coreca e da moltissimi altri scogli in parte sommersi, in parte affioranti, habitat naturale per numerose specie di pesci. Gli scogli di Isca sono un’Oasi Blu istituita dal WWF nel 1991 che raggiunge una profondità di circa 20 metri, la flora e la fauna di questo tratto sono ricchissime, con esemplari di delfini e di tartarughe Caretta Caretta.
A Paola si trova un centro velico con corsi anche per bambini e ben due centri di immersione subacquea, che propongono anche corsi con rilascio di brevetto e la visita alla statua sommersa di San Francesco. Un altro centro diving si trova presso lo scoglio di Isca a Belmonte.
Sempre a Paola è attiva l’associazione “Il cammino di San Francesco” che ha creato itinerari di Trekking con più giorni di cammino nelle montagne della catena costiera, appendice dell’appennino italiano, lungo la “via del giovane” e la “via dell’eremita” e possono essere fatti sia in gruppo con guide specializzate o in autonomia, con tutte le indicazioni necessarie fornite dall’associazione. Sono percorsi di trekking suggestivi, sia per la spiritualità di cui sono intrisi, sia per la bellezza dei luoghi ed i tanti punti panoramici sul mare.
A Belmonte la Calabria Bike Resort ha ripulito e recuperato le antiche vie usate dai pastori per spostarsi a dorso d’asino e propone adrenaliniche discese in mountain bike per amatori e professionisti, dai 1541 metri di monte Cocuzzo si arriva in bici fino in spiaggia in 3 ore di divertimento assicurato.
La gastronomia nella Costa degli Oleandri
Se vi trovate da queste parti, ricordatevi che qui si degustano delle bontà senza eguali: a Longobardi la “calabresella” una ricetta tipica con melanzana, mozzarella, passata di pomodoro e formaggio Roggianese ma anche “La violetta scarrozzata” uno scrigno con melanzana violetta e pomodoro di Belmonte in una panatura croccante e la “Frittata d’u scuru" perché cuoce al buio di un coperchio, senza uovo: una sorella della buonissima “Frittata di patate fiumefreddese”.
A Belmonte potete trovare u “Gammune” (versione locale del culatello) nel pane di fichi, fichi lavorati artigianali e il delizioso pomodoro rosa di Belmonte.
Ad Amantea fa da padrona la “rosamarina”, nota anche come "sardella calabrese" è una delle conserve ittiche più apprezzate e saporite dell'intera regione. Chiamata anche "caviale dei poveri" o "mustica" (dal nome della brocca di creta usata per conservarla), è di origine Araba. A Paola ricetta pasquale per eccellenza è lo “mpiulato”, una pizza ripiena di bontà: salame locale, uova sode, ricotta, primo sale, prezzemolo.