🏛️ Perché alcune città italiane si chiamano Terzo, Quarto o Quinto?

08

Novembre 2025

Una curiosità che arriva dall’antica Roma

Viaggiando per l’Italia, può capitare di imbattersi in nomi di città o paesi come Terzo, Quarto d’Altino, Quinto di Treviso, Sesto Fiorentino o Settimo Torinese.
A prima vista possono sembrare nomi insoliti, quasi moderni o “numerici”, ma in realtà nascondono un’origine antichissima, che affonda le radici nei tempi dell’Impero Romano.

I numeri nei toponimi italiani, infatti, non indicano un ordine gerarchico o una graduatoria, bensì una distanza, un punto di riferimento preciso lungo una delle tante vie romane che attraversavano la penisola.

I numeri come segnavia delle strade romane

Durante l’epoca romana, le principali arterie di comunicazione erano punteggiate da pietre miliari, chiamate miliaria.
Ogni pietra segnava un miglio romano (circa 1,48 km) a partire da una città o da un punto di riferimento importante.

Molti villaggi o stazioni di sosta nacquero in corrispondenza di queste pietre miliari, diventando nel tempo piccoli centri abitati.
Per distinguerli, si indicava il loro posizionamento lungo la via:

  • ad primum lapidem → al primo miglio

  • ad tertium lapidem → al terzo miglio

  • ad quartum lapidem → al quarto miglio

Col passare dei secoli, l’espressione latina si è evoluta nel linguaggio comune, lasciando solo il numero come nome identificativo: Terzo, Quarto, Quinto, Sesto, ecc.

Dalla pietra miliare al nome del comune

La logica romana era semplice ma funzionale:
ogni pietra indicava un punto preciso sulla strada e, con il tempo, quel punto diventava il nome stesso del luogo.

Così nacquero toponimi come:

  • Terzo (Alessandria) – a tre miglia da Aquae Statiellae (oggi Acqui Terme);

  • Quarto d’Altino (Venezia) – al quarto miglio dall’antica città romana di Altinum;

  • Quinto di Treviso – quinto miglio sulla via Postumia;

  • Sesto Fiorentino (Firenze) – al sesto miglio dalla città di Firenze;

  • Settimo Torinese (Torino) – al settimo miglio lungo la via romana per Milano.

Il numero, quindi, identifica la distanza originaria dal centro principale da cui partiva la strada.
Non si tratta dunque di un nome casuale o simbolico, ma di una precisa misura geografica risalente a duemila anni fa.

Un’eredità linguistica sopravvissuta nei secoli

Molte città e borghi italiani devono il loro nome proprio alla presenza romana e alla struttura delle vie consolari.
Questa eredità linguistica è sopravvissuta nel Medioevo e nel Rinascimento, fino ad arrivare intatta ai giorni nostri.

I toponimi con numeri ordinali (Terzo, Quarto, Quinto, ecc.) si trovano soprattutto:

  • nelle regioni attraversate da grandi vie consolari (Veneto, Piemonte, Lazio, Toscana);

  • in prossimità di centri romani o porti antichi;

  • lungo strade commerciali medievali che riprendevano i tracciati romani.

In alcuni casi, il numero si accompagna a un’altra indicazione geografica o religiosa, come nel caso di Quarto d’Altino o Settimo San Pietro.

Non solo distanze: a volte il numero è simbolico

Anche se nella maggior parte dei casi il numero si riferisce alla distanza, in alcune località può assumere un valore simbolico o storico.
Ad esempio:

  • indicare un ordine di fondazione di conventi o parrocchie (“Seconda Chiesa”, “Terzo Borgo”);

  • richiamare suddivisioni territoriali di epoca moderna (“Sesto Quartiere”, “Settimo Rione”);

  • oppure derivare da nomi di famiglie nobili o da leggende locali.

Tuttavia, l’origine romana resta la più comune e riconosciuta nella toponomastica ufficiale.

Un modo per leggere la storia attraverso i nomi

Ogni volta che leggiamo un nome come Quinto, Sesto o Settimo, stiamo inconsapevolmente leggendo una traccia della viabilità antica.
Dietro questi numeri si nasconde il lavoro dei geometri e dei legionari romani, che segnavano le distanze per garantire la precisione dei collegamenti tra le città dell’Impero.

Per il viaggiatore curioso, scoprire il significato di questi toponimi è come sfogliare una mappa storica invisibile, fatta di misure, percorsi e punti di sosta che un tempo erano vitali per commerci, eserciti e pellegrini.

Cosa resta oggi

Oggi i numerali nei nomi delle città italiane non hanno più valore pratico, ma conservano una memoria storica preziosa.
In molti casi, accanto al nome si trovano ancora tracce archeologiche, strade romane o pietre miliari originali, testimonianze concrete dell’antico sistema viario.

Visitare un luogo come Quarto d’Altino o Sesto Fiorentino significa anche camminare sulle stesse strade percorse duemila anni fa, quando i Romani misuravano il mondo a passi regolari di un miglio alla volta.

Conclusione

I nomi con numeri ordinali – Terzo, Quarto, Quinto, Sesto, Settimo – sono molto più di una curiosità linguistica:
sono fossili viventi della geografia romana, testimonianze di un modo di organizzare il territorio che ancora oggi influenza la mappa dell’Italia.

Dietro quei numeri c’è una storia di strade, pietre miliari e viaggiatori antichi.
E ricordarlo ci permette di guardare i luoghi non solo come punti sul GPS, ma come capitoli di una narrazione millenaria, scritta dai Romani e tramandata dai nomi che ancora oggi pronunciamo.

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