Ci sono incontri che ti cambiano la giornata. Altri che ti cambiano il modo di guardare il mondo. In questa settimana di luglio, ho conosciuto una mamma che mi ha raccontato la storia del primo bagno in mare di suo figlio Lorenzo. Un bambino speciale, sì. Ma soprattutto un bambino che ha saputo insegnarmi quanto le conquiste più piccole possano avere la forza di una rivoluzione.
Ci siamo sedute sotto il pergolato del bar centrale del villaggio, all’ombra, con la voce lontana dell’animazione baby club e il mare a pochi metri. Lei aveva gli occhi stanchi, ma pieni. E ha iniziato così.
“Per noi il mare era un miraggio”
«Mi chiamo Elena, ho 34 anni, e sono la mamma di Lorenzo, che ha appena compiuto 6 anni. È nato con una paralisi cerebrale infantile che limita i suoi movimenti. È un bimbo solare, intelligentissimo, curioso, ma vive la sua quotidianità tra terapie, carrozzine, ortesi e molta, moltissima pazienza.»
Elena fa una pausa, guarda il mare, poi riprende.
«Abbiamo sempre evitato le vacanze. Il solo pensiero di affrontare i bagagli, l’accessibilità, l’acqua salata che può irritare la pelle… sembrava tutto troppo complicato. Ma quest’anno ho detto: basta. Voglio che Lorenzo abbia un ricordo felice, che senta il rumore delle onde, che rida con altri bambini. Così ho cercato un villaggio attrezzato per l’accoglienza di bambini con disabilità.»
Un villaggio senza barriere (né paure)
Elena mi racconta del suo arrivo al villaggio: «Appena ho visto la passerella che portava direttamente in spiaggia, mi sono commossa. Mi sembrava una strada aperta verso qualcosa che non avevamo mai potuto vivere. Le animatrici ci hanno accolti con una delicatezza rara. Hanno subito chiesto come coinvolgere Lorenzo nelle attività, si sono informate sui suoi bisogni, hanno persino creato un piccolo laboratorio “su misura” per lui e per altri due bambini con esigenze simili.»
Il racconto si fa più vivace. Mi mostra le foto sul cellulare: Lorenzo al miniclub con le mani sporche di tempera, Lorenzo sotto l’ombrellone che ride guardando le onde, Lorenzo che stringe la mano di un altro bambino.
Il grande giorno
«Il secondo giorno di vacanza ho preso coraggio. Avevo visto la sedia job vicino al lido e ho chiesto se potessero aiutarmi. Pensavo mi avrebbero guardato con compassione, o peggio con fretta. E invece… hanno sorriso. Una ragazza dell’animazione e il bagnino si sono messi a nostra disposizione. Mi hanno detto: Andiamo insieme, quando vuoi.»
Elena trattiene un’emozione. Anch’io.
«Lorenzo era teso, ma curioso. Abbiamo fatto tutto con calma. Quando l’acqua ha toccato i suoi piedi, ha strillato per la sorpresa. Poi ha guardato me, ha sorriso e ha detto: È bello, mamma. Siamo rimasti lì per venti minuti. Venti minuti di felicità pura. Rideva, parlava, si lasciava cullare dalle onde. Avevo il cuore che mi scoppiava.»
Una vacanza che lascia il segno
«Da quel momento in poi, Lorenzo ha chiesto di andare al mare ogni giorno. Ha creato una routine tutta sua: laboratorio, merenda, bagno. Ha stretto amicizia con due gemelline della sua età, e ogni pomeriggio giocano a lanciarsi le conchiglie. È la prima volta che lo vedo così libero, così se stesso.»
Elena abbassa lo sguardo e aggiunge: «Questa vacanza mi ha dato il coraggio di immaginare un futuro meno complicato. Ci sono posti, persone, esperienze che fanno la differenza. Vorrei che ogni famiglia che vive una condizione come la nostra sapesse che sì, è possibile. Basta trovare il luogo giusto. E le persone giuste.»
Quando l’inclusione è realtà
Mentre la saluto, penso a quanto sia importante raccontare storie così. Non solo per celebrare un primo bagno. Ma per ricordare che l’inclusione non è un concetto astratto: è un gesto, una pedana, un sorriso, una mano tesa. E può fare tutta la differenza del mondo.
Grazie, Elena. Grazie, Lorenzo. Anche voi mi avete insegnato a guardare il mare con occhi nuovi.
Un abbraccio,
Beatrice Marini 💙🐾
Blogger per VMvacanze
Mamma, sognatrice, e sempre in partenza con Zoè e la mia tribù!
